Pubblichiamo l’intervento del dott.Beppe Fiore (La Destra) sul recente caso avvenuto a Casalguidi dove il Consiglio di Istituto del Polo Scolastico ha rifiutato la benedizione pasquale appellandosi “al principio di laicità e al rispetto delle altre religioni” :

“E rieoccoci..questa volta a Casalguidi. Stupisce la solerzia di certi dirigenti scolastici nel tentativo di distruggere l’identità del nostro popolo cercando di manipolare i nostri giovani.

Per carità lo stato è laico come laiche devono essere le sue istituzioni scuola compresa. Ma non per questo devono essere rinnegate le nostre radici e neppure le nostre tradizioni popolari tanto meno quelle che tentano di tenere accesa una fiammella di spiritualità, soprattutto tra i giovani, a fronte di una società ormai in adorazione di un materialismo consumista globalizzato.

La scuola poi, oltre alla trasmissione delle nozioni, dovrebbe supportare le famiglie per realizzare la maturazione del singolo in individuo inserito in una comunità. Comunità che è tale proprio perchè si riconosce in una identità comune. Nel nostro caso, tale identità, tra le sue molteplici radici, annovera anche quelle cristiane ed ecco quindi che, negli edifici pubblici, accanto al Tricolore ed all’immagine del Presidente della Repubblica, troverà posto il Crocifisso. Nelle scuole, nell’imminenza del Natale, andrà allestito il Presepe a testimoniare che una tale festività, onorata in tutto il mondo ed in grado addirittura di sospendere, anche solo momentaneamente, i conflitti, non può ridursi ad una vacanza ed al trionfo di un consumismo sempre più agonizzante. Alla stessa stregua la Benidizione Pasquale è un “gesto” che cerca di stimolare un sussulto nelle coscienze richiamandole a qualcosa di trascendente al di là delle uova di cioccolato e della merenda fuori porta.

Non si vede come tutto ciò possa cozzare con la multietnicità di molte scuole. Si tratta di scuole italiane che devono cercare di formare dei buoni cittadini italiani indipendentemente da dove essi siano nati e da quale sia il loro credo religioso. Questi sono i nostri usi e costumi. Nessuno si sogna di chiedere atti di apostasia nè improbabili conversioni ma, allo stesso modo nessuno può pensare di impedirci di coltivare le nostre tradizioni.

Risulta difficilmente comprensibile come questo ragionamento sia dato per scontato solo dove valgono le regole del denaro. Nel mondo del lavoro infatti, alle nostre latitudini, si fa festa la domenica qualsiasi sia il proprio dio. Nessuno si è mai sognato di organizzare la settimana lavorativa ad esempio sul sabato per gli ebrei o sul vemerdì per i mussulmani nè a nessun occidentale, trovatosi per lavoro o per studio in un paese arabo, verrebbe in mente di voler fare festa la domenica.

E non ci si venga a raccontare che saremo di fronte ad un problema di integrazione. L’integrazione è un percorso possibile solo tra comunità forti e radicate in grado di incutere rispetto reciproco. Diversamente se da una parte vi è una comunità forte ed intransigente e dall’altra una debole disposta ad arretrare, quasi vergognandosi della propria identità, non potrà avvenire che la sua sopraffazione. Si badi bene però che non si tratterà di un processo indolore. Chi, in casa propria, si troverà ad arretrare fino a trovarsi con le spalle al muro lo farà per costrizione e non per convinzione con disagio crescente accompagnato da quel rancore in grado di prosciugare quel senso di accoglienza, quella disponibilità al soccorso solidale da sempre patrimonio delle genti italiche”.

Beppe Fiore