«Nel 2013 il 31,6% dei ricoveri ospedalieri riguardanti residenti nell’Asl pistoiese è avvenuto fuori dal territorio dell’azienda sanitaria. In pratica 3 cittadini su 10 nel 2013 hanno preferito farsi curare oltre i confini dell’Asl 3». È la dichiarazione del consigliere regionale Più Toscana e membro della IV commissione Sanità, Gian Luca Lazzeri, che fa il punto sulla mobilità ospedaliera dell’Asl 3 insieme alla consigliera comunale di Buggiano, Letizia Zei.

«Alcune delle motivazioni che hanno spinto i cittadini a cercare prestazioni sanitarie ospedaliere verso altre Asl toscane – sottolineano – sono potenzialmente contenute nel report del Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (MeS) presentato a giugno.

Delle oltre 170 performance monitorate l’azienda sanitaria è collocata in fascia scarsa per almeno 10 indicatori chiave. Eccone alcuni: solo il 27,6% delle visite ginecologiche viene prenotato entro 15 giorni, solo il 25,1% delle prime visite specialistiche ortopediche viene prenotato entro 15 giorni mentre quasi il 64% delle prime visite specialistiche di chirurgia generale viene prenotato dopo 15 giorni. Le fughe per parto sono al 21,9% mentre la percentuale di pazienti che si dimettono volontariamente dal ricovero è l’1,34%. In fascia molto scarsa invece troviamo il tasso di accesso dei residenti al pronto soccorso, indicatore del poco funzionamento della medicina del territorio. Mentre il 6,6% dei pazienti è rientrato al pronto soccorso entro 72 ore dall’accesso precedente.

Queste performance si riflettono sulla mobilità passiva dell’Asl 3 di Pistoia. I dati parlano chiaro: sul totale dei 39.002 ricoveri ospedalieri riguardanti cittadini residenti nel territorio dell’Asl pistoiese, 12.355 sono avvenuti al di fuori dei confini dell’azienda sanitaria. Di questi 7.031 non si sono fatti curare né entro i confini dell’Asl 3 né dalle aziende ospedaliero-universitarie di Area Vasta. Le “fughe” si sono concentrate principalmente verso l’Asl 4 di Prato (con 1.637 ricoveri di residenti nell’Asl 3), nell’Asl 10 di Firenze (con 1.399 ricoveri di residenti nell’Asl 3) e verso l’azienda ospedaliera di Careggi (con 3.193 ricoveri di residenti nell’Asl 3). Le fughe verso ospedali con alte specializzazioni (come Meyer o Careggi) sono fisiologiche ma quelle verso Prato ad esempio, sono un problema che andrebbe risolto. Il dato dei ricoveri al di fuori dei confini regionali invece nel 2013 è stato di 123 unità su un totale toscano di 2.442. Nello specifico per la specialità di Chirurgia Generale i ricoverati fuori Asl sono stati 1.755 su 5.014 (circa il 35% del totale). Le “fughe” riguardano ancheOstetricia e Ginecologia, qui le ospedalizzazioni fuori Asl sono state 1.253 su 4.656 (quasi il 27% del totale), Ortopedia con 1.548 ricoveri fuori Asl su 3.983 (circa il 38%del totale), Recupero e Riabilitazione con 173 ricoveri fuori Asl su 287 (oltre il 60% del totale), Oculistica con 354 su 496 ricoveri fuori Asl (più del 71% del totale) e infine Otorinolaringoiatria con 542 su 892 ricoveri fuori Asl (il 60% del totale). Si tratta di segnali di un territorio che appare in difficoltà nel soddisfare i propri cittadini con la possibilità di ripercussioni economiche sul bilancio dell’azienda sanitaria. Basti pensare che il confronto fra mobilità passiva, ovvero quanto l’Asl 3 deve rimborsare ad altre Asl per i servizi erogati ai propri cittadini, e mobilità attiva, cioè il rimborso che l’Asl riceve per servizi erogati a pazienti di altre aziende sanitarie per il 2013 non è ancora disponibile. Ma l’anno precedente, il 2012 la passiva (56.770.000 di euro) era il doppio dell’attiva (27.616.000), per un saldo negativo di 26.676.000 di euro. Questi dati – commentano – sono il banco di prova per la nuova riorganizzazione ospedaliera e per valutare l’efficienza del nuovo ospedale di Pistoia. Ma anche l’occasione per fugare ogni dubbio su ogni ipotesi di depotenziamento dell’ospedale di Pescia che riguarda il bacino di pazienti della Valdinievole che rischiano di essere costretti a spostarsi, non per scelta come è giusto che sia in ambito sanitario, ma per necessità».

 

Comunicato stampa