Il Prof.Carlo Vivaldi-Forti, presidente dell’associazione Destra Domani. ci invia questo articolo che volentieri pubblichiamo:

“Gli articoli e le lettere pubblicati sul numero 10 de il Borghese, ottobre 2014, confermano che il dibattito relativo alla Destra suscita le più diverse reazioni. Ritenendo l’argomento determinante per il futuro del nostro Paese, cercherò di replicare ai principali contributi, nella speranza che ciò possa aiutare a far chiarezza.
Inizio quindi dalla lettera di Alfredo Moretti sulla Piccola Posta, che ringrazio per le gentili espressioni di stima e incoraggiamento nei miei confronti. Egli precisa, tuttavia, che da una necessaria ed auspicabile Convenzione della destra italiana manca però la soluzione del problema principale, quella la cui mancata realizzazione relativizza il buon esito di tutti gli altri obiettivi: fermare l’invasione dell’Europa e segnatamente dell’Italia. Afferma poi che noi possiamo riformare lo Stato quanto vogliamo, ma se non si arresta questo assalto multietnico non risolveremo nulla. Conclude con una nota pessimistica, dichiarando di non illudersi circa la capacità autonoma degli Italiani di recuperare la loro dignità morale e politica, in quanto le istituzioni, pur corrotte e deprecabili, altro non sarebbero che il riflesso del degrado etico e spirituale della società.
In larga misura mi dichiaro d’accordo con lui, ma non completamente. Infatti, una delle ragioni per cui si sono spalancate le frontiere nazionali ad immigrati di ogni provenienza, privi di qualsiasi documento e legittimazione d’asilo, è proprio l’assenza di un governo e di una classe dirigente degni di questi nomi. Non credo, però, che l’intero popolo italiano sia composto di delinquenti, trafficanti e imbecilli. Io stesso conosco molte, degne e intelligenti persone, fra cui l’autore della lettera, che non si riconoscono affatto nell’attuale sistema di potere. Purtroppo esse vengono regolarmente escluse da ogni partecipazione politica , e ciò dipende in larga misura da un impianto istituzionale appositamente concepito per tutelare i privilegi dell’oligarchia finanziaria nostrana, ovviamente collegata, sponsorizzata e protetta da quella che in più occasioni ho definito la mafia globale del denaro, ossia la malavita organizzata a livello planetario. Il discredito che oggi colpisce la politica , in tutte le sue componenti, dipende dalla sua totale incapacità a tutelare i diritti legittimi dei cittadini e la sovranità della Nazione. Per uscire da questo circolo vizioso è indispensabile dare voce a quella che ritengo una vasta maggioranza silenziosa, immettendola direttamente nelle istituzioni, limitando , pur senza abolirlo, il potere dei partiti, divenuti purtroppo i peggiori ricettacoli della corruzione esistente nella società contemporanea.
Tali considerazioni riconducono all’articolo di Antonio Attanasio , il quale invita tutti noi a riflettere su cosa sia veramente la Destra, prima di pensare a rifondarla. L’autore svolge una disamina storica assai interessante, distinguendo fra due diversi tipi di Destra, che si sono avvicendati nella storia d’Italia: quella liberale e quella fascista. La prima sarebbe l’espressione delle grandi holding economiche, e perciò strettamente legata alla loro tutela, mentre la seconda proverrebbe da una dimensione fondamentalmente popolare o piccolo borghese , tanto da considerare la collocazione del Fascismo nell’ambito della Destra una pura convenzione. Più avanti stabilisce una sorta di equiparazione tra Fascismo e Comunismo, che pur con metodi e simbologie diversi vogliono realizzare entrambi una pace sociale che smorzi gli egoismi individuali incanalandone le energie verso il bene supremo dello Stato, cosa che è l’esatto contrario di ciò che vuole la Destra liberale. Questa , poi, nella sua versione moderna del berlusconismo sarebbe stata al potere senza interruzioni nell’ultimo ventennio , in quanto i governi di Prodi, D’Alema , Amato, Monti e Letta avrebbero soltanto proseguito la politica di esaltazione della grande impresa privata e di privatizzazioni avviata dal Cavaliere.
Qui c’è ampia materia per discutere, completare e sintetizzare. Inizierò rilevando che il Fascismo non era affatto il movimento monolitico e totalitario che taluni pretendono. Molte tra le più documentate ed obiettive esegesi, inclusi taluni studi di Adalberto Baldoni, riconoscono che il partito unico appariva la sintesi di sensibilità, esperienze e culture diverse. Visto che la dialettica interpartitica era stata abolita, questa si era rifugiata all’interno del PNF , in cui convivevano le diverse anime che prima si esprimevano attraverso la competizione parlamentare classica: quella liberale , quella centrista ( anche cattolica), quella socialista. Il fatto che Mussolini provenisse da quest’ultima non significa che l’intera classe dirigente la pensasse come lui, e neppure che egli avesse il potere di ricondurre tutte le componenti al suo punto di vista.
Quanto alla identificazione automatica dei liberali con i grandi potentati economici, non mi sembra storicamente sostenibile. Sappiamo infatti che il movimento liberale si sviluppò prima in Inghilterra, poi in Francia, come tutela dei diritti del popolo dall’arbitrio del sovrano e della grande nobiltà. A ciò dovevano servire i Parlamenti elettivi, le Convenzioni nazionali, le Assemblee costituenti e simili. E’ pur vero che questa ispirazione democratica e rivoluzionaria si è affievolita col tempo, e che oggi di questi antichi ideali è rimasto ben poco nella cosiddetta Eurodestra, ma analoga sorte ha colpito gli altri partiti , dai cattolici ai popolari, ai socialisti. Tutti , per la corruzione generalizzata delle loro classi dirigenti, risultano oggi ostaggi del malaffare globale, e ciò è purtroppo vero, ma attribuire questo processo degenerativo a caratteristiche ideologiche precise, mi sembra non corrispondere alla realtà.
Tale omologazione si riverbera, in Italia, in una sostanziale indistinguibilità tra le forze nominalmente di destra e di sinistra. Condivido con Attanasio la conclusione che dal 1994 non è cambiato nulla nella sostanza , ma ciò non perché le sinistre abbiano deliberatamente proseguito la politica dei loro avversari , bensì per il fatto , ben più drammatico, che entrambe le componenti risultano ugualmente eterodirette dagli stessi poteri forti, che di volta in volta si servono dell’una o dell’altra secondo la convenienza del momento. E ciò in barba al popolo che si tenta di illudere, tramite il voto, di esercitare una effettiva sovranità. Berlusconi, sono convinto, non rappresenta affatto il pensiero liberale autentico, né Forza Italia ha mai incarnato un movimento liberale di massa. Sotto i governi berlusconiani, infatti, non soltanto le tasse non hanno fatto che crescere, ma gli stessi diritti individuali del cittadino sono stati sempre più calpestati, spesso in nome della solita, proclamata lotta all’evasione fiscale, eterno alibi di tutti i regimi corrotti quando tentano di mascherare il loro fallimento. Pertanto non è la sinistra ad aver proseguito la politica della destra, ma l’una e l’altra hanno perduto qualsiasi identità , per vendersi al solo potere che oggi conta: quello economico. Di qui la constatazione , tipicamente gattopardesca, che malgrado i cambiamenti apparenti, nulla mai cambia nella sostanza.
Se questo è il presente, cosa fare in futuro? Marcello Signorelli scrive che il nuovo contenitore ( di destra, N.d.A.) deve andare oltre ….. mettere in campo un progetto nuovo significa analizzare i problemi e proporre soluzioni. Le etichette lasciamole alle confezioni in vendita nei supermercati. Un suggerimento da meditare è contenuto pure nell’articolo di Giampiero Berti, l’Italia che siede alla destra dei suoi “padri fondatori” , ne il Giornale , 15 ottobre 2014: E’ dunque certamente corretto parlar di destre al plurale e non di destra al singolare: si tratta di una galassia composta da entità così spesso diverse l’una dall’altra da arrivare a contrapposizioni insanabili che hanno loro impedito di formulare un progetto politico comune; una paralizzante eterogeneità dovuta principalmente alla pregressa storia italiana.
Analizzati questi contributi, la mia conclusione non può essere che rilanciare e approfondire le proposte da me formulate in precedenti occasioni. Le anime tradizionali della Destra sono molte, e altrettante le ricette per arrestare il declino della Nazione e della nostra stessa civiltà. Dal Liberalismo abbiamo ereditato la rivendicazione dei diritti individuali di fronte agli abusi dello Stato, della burocrazia e del fisco; dalla Destra cattolica ( c’è anche questa, i cattolici non sono certo tutti integralisti, progressisti e ammiratori di Rosy Bindi! ) il rispetto dell’uomo-persona, nella sintesi di essere spirituale e fisico; dalla Destra sociale e nazionale l’amor di Patria, l’orgoglio identitario e l’anelito verso quella partecipativa Civiltà del Lavoro auspicata da Giovanni Gentile , che si era cominciato a realizzare prima della guerra come avvio di un promettente cammino, interrotto dalla sconfitta militare, che trovò la sua massima espressione nei famosi Punti di Verona e nella socializzazione delle imprese. Non bisogna neppure dimenticare la componente monarchica, anche se oggi priva di Padre, ma pur sempre viva nel ricordo di chi attribuisce a Casa Savoia il merito dell’Unità d’Italia.
Ebbene, esiste un terreno comune sul quale queste diverse ispirazioni si possono ritrovare? Apparentemente no, ma ciò non deve scoraggiarci. Qualcosa che le accomuna effettivamente c’è : la precisa volontà di impedire la dissoluzione dell’Italia e dell’Europa, ciò che impone di liberarci dalle classi dirigenti corrotte e mafiose che ci stanno conducendo alla catastrofe, forse deliberatamente o forse semplicemente per stupidità, incapacità e mancanza di intelligenza politica. Tuttavia, se non vuole scomparire in men che non si dica, la Destra italiana, in tutte le sue componenti storiche, deve convincersi a procedere unita, creando un solo contenitore, analogamente al Partito Repubblicano americano o , per chi preferisse il paragone , al Partito Nazionale Fascista di vecchia memoria. All’interno di questo si dovranno confrontare e combattere, prevalendo oggi l’una e domani l’altra, le varie correnti. A tali condizioni sarei disposto, malgrado l’età, ad impegnarmi anche personalmente in politica. Qualora invece si dovesse continuare con l’attuale, devastante parcellizzazione, me ne terrei ben lontano, visto che a nessuno piace il ruolo di avvocato delle cause perse.
Buon Natale e Buon Anno a tutti , e che il 2015 segni la nascita di una Destra davvero nuova”!

Prof.Carlo Vivaldi Forti

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