Il marketing del Mefit non ha funzionato (-7% iscritti) e la Tari sulle serre è insostenibile

Cia Toscana Centro (Fi-Po-Pt) – Agricoltori italiani segnala che il risultato del piano di marketing del mercato dei fiori, affidato a un’agenzia di comunicazione sganciata dal territorio e costato agli operatori più di 100 mila euro dal 2017 a oggi, è stato un calo di iscritti del -7%. Cia chiede un direttore commerciale capace di promuovere davvero il Mefit. Sul fronte fiscale, i floricoltori di Cia sono allibiti per l’introduzione nel Comune di Pescia, praticamente senza preavviso, della Tari (a livelli irrealisticamente esosi) sulle serre di produzione, già gravate dalle imposte sui rifiuti speciali e in certi casi sul solido urbano. Non si aspettavano ciò da un sindaco che si professa amico dell’agricoltura e ritengono che il chiarimento sulla questione della Tari sulle serre sia preliminare al confronto con il Comune (previsto il 9 ottobre) sulle esigenze degli agricoltori rispetto al Piano operativo urbanistico.

 

Sul piano di marketing e comunicazione, nell’ultimo anno, il Mercato dei fiori della Toscana – città di Pescia (Mefit) ha investito moltissimo: il contributo complessivo degli operatori (commercianti e floricoltori) è stato di oltre 100 mila euro dal 2017 a oggi. Ma, nonostante questo investimento senza precedenti nella storia recente del mercato dei fiori di via Salvo d’Acquisto, i risultati non si sono potuti apprezzare. E anzi, ad oggi, l’unico esito certo e concreto è che al 31 luglio 2018 le aziende iscritte al Mefit sono diminuite di circa il 7% rispetto al 31 luglio 2017. Non esattamente l’effetto che ci si aspetterebbe da un buon piano di marketing, capace di rilanciare le attività di commercio di piante e fiori all’ingrosso.

A dichiararlo è Cia Toscana Centro (Firenze – Prato – Pistoia) che, a seguito delle lamentele e insoddisfazioni espresse dalle proprie aziende floricole durante la riunione di ieri a Pescia del suo Gruppo di interesse economico (Gie) “Floricoltura”, intende dar voce ad alcune critiche nei confronti delle politiche floricole e agricole del Comune di Pescia, in particolare riguardo alla gestione del Mefit e all’introduzione della Tari, fra l’altro a livelli irrealisticamente esosi, sulle serre di produzione. Cia chiede inoltre che come nuovo direttore del Mefit si scelga una figura di “direttore commerciale” davvero in grado di promuovere il mercato dei fiori di Pescia e con esso tutta la floricoltura della Valdinievole e dintorni.

Come mai questo calo di iscritti a fronte di investimenti promozionali di questa portata? Con il rischio di ritrovarci la struttura del mercato messa in sicurezza (dopo aver speso per i lavori 3,5 milioni di euro fra Regione Toscana e Comune di Pescia) ma sempre meno frequentata da operatori della filiera florovivaistica? Il Gruppo “Floricoltura” di Cia ricorda che il sostegno economico all’attività di marketing e comunicazione era stato richiesto dall’amministrazione Giurlani agli operatori del Mefit come prova di un’assunzione di impegno e responsabilità da parte loro, dopo che il Comune di Pescia si era invece assunto l’onere della proprietà dell’immobile ex Comicent. Pertanto tali investimenti avrebbero dovuto essere focalizzati al rilancio delle attività commerciali, sia sul lato dei venditori di piante e fiori che dei fornitori di servizi, sia su quello degli acquirenti. Purtroppo, invece, così non è stato. In primo luogo, a causa dell’inopinata scelta di affidare l’incarico a un ufficio di comunicazione completamente sganciato dal territorio, non solo della Valdinievole ma addirittura della Toscana, contro i suggerimenti di tutti quegli esperti che consigliano brand costruiti in maniera partecipata dagli attori stessi del territorio. Ma per capire fino in fondo che cosa è andato storto sarà necessaria un’analisi della strategia effettivamente adottata e dei risultati di mercato (quantitativi) raggiunti, al di là dei pur apprezzabili miglioramenti delle regole e dei meccanismi di funzionamento ordinari della struttura.

Riguardo all’applicazione alle serre di produzione, da parte del Comune di Pescia, praticamente senza preavviso né tanto meno concertazione alcuna, di una Tari esosissima e insostenibile per le aziende del settore floricolo – che già fanno fatica a restare competitive e sopravvivere sui mercati a causa della concorrenza di piante e fiori importati da Paesi meno sviluppati, con redditi e condizioni lavorative e fitosanitarie nettamente inferiori ai nostri –, Cia è letteralmente allibita. Sulle serre di produzione i floricoltori già pagano le imposte per i rifiuti speciali e, quando previsto, per i rifiuti solidi urbani. Eppure sono state emesse ad alcune aziende floricole di Pescia cartelle Tari che se dovessero essere confermate significherebbero semplicemente la chiusura dell’attività o, nella migliore delle ipotesi, la delocalizzazione della produzione. Anche questo non è esattamente quello che ci si aspetterebbe da un sindaco come Giurlani che ha sempre detto di voler puntare sulla floricoltura e sull’agricoltura, al punto di aver addirittura creato un tavolo tecnico che se ne occupa, il cosiddetto Pav (Pescia agricola e verde floreale).

A questo proposito, visto che alla prossima riunione del Pav del 9 ottobre è all’ordine del giorno una discussione con l’amministrazione comunale sulle richieste degli agricoltori in vista del prossimo Piano operativo di Pescia, Cia avverte il sindaco di Pescia di non essere disponibile a discutere le questioni urbanistiche comunali senza che prima sia stata affrontata e chiarita la questione dei livelli di imposte che il Comune intende applicare all’agricoltura e in particolare della Tari sulle serre di produzione. Anche perché, senza un’adeguata risposta su questo fronte, il settore orto-florovivaistico pesciatino rischia veramente di scomparire.

 

 

Comunicato stampa