Il dott. Carlo Vivaldi Forti, presidente dell’associazione Destra Domani e Componente del direttivo del Cesi (Centro Studi politici ed Iniziative Culturali) di Roma ci ha inviato il testo del suo intervento del riuscito convegno pesciatino del 14 cm a Villa delle Rose, che volentieri pubblichiamo :

“Molti amici del CESI hanno ricevuto , nel recente passato, il mio documento dal titolo Punti fermi per il programma politico di una destra moderna, detto anche dei “ 15 Punti” . Premetto, allo scopo di evitare possibili fraintendimenti, che esso non esprime la posizione ufficiale del CESI, ma rappresenta un mio contributo personale, avente lo scopo di promuovere un dibattito su temi concreti, decisivi per il nostro futuro e la sopravvivenza stessa della nostra civiltà.
I citati 15 Punti si riferiscono alle necessarie riforme istituzionali, ai problemi dell’ equità fiscale, all’erogazione del credito ai giovani e nuovi imprenditori, alla modifica del modello sociale e di sviluppo, all’obiettivo finale della partecipazione. Tenuto conto che delle questioni istituzionali abbiamo già ampiamente trattato nel convegno di Pescia del maggio 2014 , che il fisco e la partecipazione formeranno oggetto di autorevoli relazioni già previste dal programma odierno, mi limiterò a trattare della riforma dello Stato Sociale , o Welfare, ritenendo assolutamente prioritaria una revisione radicale di questo sistema. Quello oggi in vigore, infatti, a parte che non garantisce più né sviluppo , né crescita e neppure la persistenza dell’ordine e della pace sociale, appare completamente fallito alla prova dei fatti. I due pilastri su cui si reggeva , il consumismo e l’assistenzialismo, uno funzione dell’altro, sono con la recessione globale entrambi spariti. Pretendere di rilanciare l’economia facendo leva su questi, sarebbe follia pura o totale malafede. Purtroppo, però, la discussione fra le attuali forze politiche si fonda ancora una volta su tali presupposti. La ricostruzione dell’universo economico, invece, deve avvenire su basi completamente diverse, che possono essere cercate da molte parti, ma non certamente nei consumi inutili, spesso dannosi e comunque fine a se stessi, supporti dello Stato assistenziale all’epoca del boom.
Un Welfare compatibile con lo sviluppo e la crescita.
Da quando si è avviata l’attuale recessione, da più parti è stata proposta l’abolizione del Welfare o un suo drastico ridimensionamento. Tale ipotesi non ci trova d’accordo , convinti che una società moderna, fondata sui diritti e la dignità della persona umana, non possa abbandonare a se stesse le fasce deboli o meno fortunate della popolazione . Occorre tuttavia prendere atto che l’attuale forma di Stato Sociale tutela soltanto in ristrettissima misura i veri bisognosi, e spesso non li tutela affatto, come avviene nel caso dei giovani senza lavoro o di chi, non per propria scelta, non ne ha mai trovato uno, per non parlare poi degli esodati o dei disoccupati , una volta scaduta la Cassa Integrazione. Il sistema pensionistico, pur essendo costosissimo e rappresentando una delle maggiori palle al piede dello sviluppo, non garantisce nella maggior parte dei casi trattamenti adeguati e spesso neppure dignitosi, mentre tutela sfacciatamente e vergognosamente gli autentici pensionati d’oro. Questi, sia chiaro, non sono certo i percettori dei 2.000 Euro , al contrario di quanto sentenziato dai geni dell’economia di sinistra, cifra appena sussistenziale. Infine, il suo funzionamento esige una pletora di burocrati e di amministrativi che incidono in modo pesante sul pubblico bilancio. Sembrandoci superfluo approfondire in questa sede i difetti dell’attuale modello, proponiamo una sua radicale modifica secondo i criteri seguenti:
tutte le attuali forme previdenziali e assistenziali, nessuna esclusa, dovranno essere abolite. Ovviamente non nell’immediato, ma in uno spazio di tempo ragionevole. Al loro posto verrà erogato un Reddito Minimo Garantito (RMG) , da non confondere con il reddito di cittadinanza invocato dalle sinistre estreme e dal Movimento 5 Stelle. Quest’ultimo , infatti, consiste in un modesto assegno attribuibile a tutti i cittadini italiani, non in sostituzione degli attuali sussidi ma come aggiunta ad essi; la sua incidenza sul tenore di vita dei beneficiari risulterebbe quindi minima, ma notevole l’aggravio per la finanza pubblica. I fondi per la sua erogazione, poi, proverrebbero da un ulteriore aumento delle tasse, in particolare a carico delle imprese , dei lavoratori autonomi e della proprietà immobiliare, con inevitabili, gravi ripercussioni negative sul PIL e sull’occupazione. Quello che proponiamo noi, al contrario, possiede le seguenti caratteristiche: sostituisce integralmente le vigenti erogazioni di pubblico denaro a qualsiasi titolo effettuate ; il suo ammontare è calcolato sulla base di un paniere di consumi ritenuto indispensabile alla dignitosa sopravvivenza del cittadino medio in un paese civile, escludendo peraltro ogni pretesa di privilegio o di lusso; viene riconosciuto soltanto a coloro che si trovino al di sotto di questa soglia reddituale, indipendentemente dalle ragioni soggettive di tale sofferenza ( disoccupazione, emarginazione, malattia, infortunio, ecc.) , limitatamente alla somma mancante per il suo raggiungimento e per il tempo in cui il bisogno perdura; in cambio di tale sussidio, il beneficiario è iscritto in apposite liste di senza lavoro e obbligato a svolgere un’occupazione socialmente utile per la sua intera durata; inoltre è tenuto a frequentare corsi di formazione e riqualificazione professionale a sua scelta: qualora non dovesse ottemperare a uno qualsiasi di tali obblighi, ovvero rifiutare senza documentate ragioni di salute il lavoro produttivo che gli venisse offerto, il sussidio sarebbe immediatamente revocato; gli eventi sfavorevoli dell’esistenza sono fronteggiati mediante la stipula obbligatoria di una polizza polivalente presso una Compagnia d’Assicurazione privata , che preveda la copertura dei rischi caso vita e caso morte, reversibile agli eredi, oltre alle ipotesi di malattia e invalidità. Poiché il premio annuale di simile contratto sarebbe comunque piuttosto elevato, il paniere su cui il RMG viene calcolato deve considerare la spesa a ciò necessaria. Ai lavoratori che invece superassero la soglia del minimo sussistenziale verrebbe corrisposto uno stipendio libero dalle attuali trattenute contributive, rimanendo fermo l’obbligo di sottoscrizione della polizza;
il funzionamento del nuovo Welfare impone una globale e severa revisione dell’intero corpus legislativo riguardante il settore delle assicurazioni private. La legge dovrà infatti prevenire la formazione di cartelli monopolistici e garantire gli assicurati da eventuali fallimenti, grazie alla fondazione di un Istituto di Garanzia Collettiva, in base al quale le polizze di una società fallita verrebbero prese in carico dall’insieme delle rimanenti. Occorre poi tener conto di una differenza fondamentale: l’attuale sistema assicurativo privato assolve una funzione integrativa delle forme assistenziali e previdenziali pubbliche, mentre quello di domani dovrà diventare totalmente sostitutivo di queste. Ciò richiede l’adozione di una logica contributiva, accompagnata dai calcoli corrispondenti, totalmente modificata rispetto all’attuale. L’intervento legislativo è perciò elemento indispensabile a tutela e garanzia dell’efficacia del nuovo sistema.
Vantaggi del nuovo modello di Stato Sociale.
La riforma appena descritta presenta i seguenti, notevoli vantaggi: assicura a tutti i cittadini, sindacalizzati o meno, un plafond dignitoso di sussistenza, liberando l’essere umano dallo spettro della morte per fame o dell’estrema indigenza; riduce drasticamente le procedure burocratiche oggi necessarie per la sempre più complessa e farraginosa erogazione dei sussidi, permettendo la chiusura della maggior parte dei carrozzoni statali a ciò preposti; limita in modo significativo la massa totale delle somme erogate, riducendo l’aiuto pubblico ai periodi di effettivo e grave bisogno; non abbandona gli assistiti a se stessi e non li condanna a una definitiva emarginazione, al contrario di quanto oggi avviene, ma li prepara ad un adeguato reinserimento nel mondo produttivo; previene gran parte degli atteggiamenti opportunistici , obbligando i beneficiari del sussidio a svolgere un lavoro socialmente utile; sopprime il vecchio e ormai insostenibile, anche per ragioni demografiche, sistema pensionistico a riparto, liberando lo Stato dai relativi oneri. Per quanto sembri difficile condurre un calcolo esatto circa il risparmio che tale rivoluzione assicurerebbe all’erario, una stima prudente e approssimativa lo farebbe apparire non inferiore al 40%.
Problemi posti dalla riforma: la fase di transizione e gli strumenti per gestirla.
Malgrado i numerosi vantaggi descritti , il radicale mutamento del Welfare pone taluni problemi che richiedono adeguate soluzioni. Il principale è gestire la transizione fra i due sistemi . Infatti, poiché nessuno immagina di sopprimere i diritti acquisiti di chi già riscuote la pensione, e neppure di operare un furto manifesto nei confronti di coloro che hanno versato contributi per un certo periodo della propria vita lavorativa, all’opposto di quanto sta facendo il governo Renzi, emerge la necessità di chiudere tali partite, prima di poter applicare integralmente il nuovo modello. Poiché molte delle trasformazioni indicate produrranno benefici differiti, è inevitabile che si creino temporanei , ma significativi scoperti di cassa. A ciò si potrebbe ovviare teoricamente in due modi: o imponendo una tassazione straordinaria limitata nel tempo ( una nuova tassa per togliere altre tasse, cioè un sacrificio oggi per uscire dall’inferno fiscale domani) , ovvero emettere un prestito pubblico forzoso e fruttifero, rimborsabile al termine del periodo necessario al cambiamento. Questa seconda ipotesi è nettamente da preferire, visto che le cartelle del debito pubblico rappresentano una posta attiva dei bilanci pubblici e privati, possono essere trasmesse agli eredi, depositate in garanzia presso terzi a fronte di un prestito, oppure vendute sul mercato finanziario ai prezzi del giorno in caso di necessità. Ciò darebbe impulso all’economia, infondendo ottimismo nel futuro, come avvenne nel dopoguerra con il Prestito della Ricostruzione.
Settore sanitario.
Questo sarà interamente privatizzato e le aziende operative verranno sottoposte alle stesse leggi che regolano qualunque impresa privata. Il cittadino sarà coperto, per le spese sanitarie , dalla stessa polizza polivalente di cui al precedente paragrafo. E’ ipotizzabile la permanenza di un settore pubblico in libera concorrenza con quello privato. Le aziende sanitarie pubbliche saranno però sottoposte alle stesse normative di quelle private, e sarà fatto divieto all’erario di versare contributi a ripianamento dei loro eventuali deficit. Le aziende in perdita per tre anni consecutivi, al pari di quelle private, dovranno essere liquidate ex-lege.

Tutto ciò che precede rappresenta l’orientamento di fondo di questa radicale riforma . Gli aspetti specificatamente tecnici dovranno essere approfonditi nelle sedi competenti e trasformati in precise proposte di legge”.

Prof.Carlo Vivaldi Forti