Pubblichiamo il comunicato pervenutoci dal dott.Francesco Conforti sul piano per il riequilibrio della situazione del San Domenico presentato nei giorni scorsi dell’amministrazione comunale:

“Il Piano presentato in questi giorni non contiene nessuna novità, se non peggiorativa, rispetto ai mesi scorsi.
Le preoccupazioni, dunque, si fanno sempre più pesanti perchè il tempo passa e non c’è un solo dato certo su cui fare affidamento.
Il Piano rimane infatti troppo sbilanciato sulla prospettiva di aumentare i Ricavi con progetti futuri, tutti molto incerti e da verificare. E sembra non tener conto della crisi economica attuale che investe l’ intera Società, dalle famiglie alle Istituzioni, e davvero non si vede chi potrebbe finanziare tali progetti.
Molto più realistico è invece impegnarsi per mantenere e potenziare i servizi già esistenti. A cominciare dal ruolo centrale che il S.Domenico, come azienda pubblica, deve avere nei servizi alle persone, secondo le Leggi Regionali vigenti.
Su questo tema io mi sono impegnato per anni con la Società della Salute, per garantire a ogni cittadino il diritto di essere assistito sul proprio territorio, ma che ancora non è assicurato, tanto che diversi pesciatini sono ospitati in strutture lontane. Essenziale è allora non abbandonare questo impegno, anche se oggi Pescia è colpevolmente assente dalla Giunta della Società della Salute che gestisce gli inserimenti nelle varie strutture.
Importanti sono anche le Cure Intermedie che certamente devono essere potenziate tramite accordi con la ASL, facendo presente che anche nel Patto Territoriale di riorganizzazione sono previsti 4 posti-letto per Pescia e dunque è necessario impegnarsi perchè siano sempre tutti attivi, ricordando che, già negli anni 2011-12, avevano operato con buoni risultati per tutti. E ancora, è utile pensare a un Centro Diurno di cui c’è davvero bisogno, visto l’allungarsi della vita media e il conseguente emergere di patologie croniche di decadimento. Per tutto questo il S.Domenico sarebbe pronto fin da ora, a patto che si apra finalmente la strada, già realizzata dalla precedente Amministrazione, e che è fondamentale per la messa in sicurezza e la definitiva agibilità della struttura.
Nel Piano poi non si fa’ alcun accenno alla indispensabile riduzione dei Costi, legati principalmente al personale. L’unico mezzo equilibrato sarebbe una diversa organizzazione dei ritmi e dei carichi di lavoro perchè, nelle condizioni attuali, non è più tollerabile che per lo stesso lavoro esistano tre diverse tipologie di contratto, con ripercussioni pesantissime sul Bilancio e sui rapporti fra le stesse Assistenti.
Invece, per ridurre i Costi, si è operata una riduzione delle ore di Assistenza, richiamandosi a livelli minimi regionali, ma questo è molto rischioso per gli ospiti. Così, ad oggi, gli unici provvedimenti concreti messi in atto sono un aumento pesante delle tariffe, anche giustificabile, ma non in questi termini e modi, accanto a una diminuzione della assistenza. Cioè, si chiede di più per dare di meno…
E allora è fin troppo facile capire che con queste scelte le famiglie cercano altre soluzioni, tanto che ormai siamo al record negativo assoluto di presenze e non ci sono mai stati così pochi ospiti in struttura. E forse è proprio quello che si vuole, per trasformare il S.Domenico in un “pensionato” o poco più, con pochi ospiti, tutti autosufficienti o con B.I.A.( bassa intensità di assistenza).
Ma con queste scelte non si hanno davvero prospettive e si perde lo stesso fine sociale del S:Domenico, voluto da quelli Amministratori che lo istituirono come”Ospizio
di Mendicità” e per cui, per più di un secolo, si è data assistenza, soprattutto ai più bisognosi.
Oggi, evidentemente, i tempi sono cambiati, ma certo non può cambiare l’insegnamento di quelli Amministratori che si ostinavano a considerare i cittadini come uomini e donne coi loro bisogni e la loro umanità, prima che numeri con cui fare bilanci e statistiche.
E io sto’ con loro perchè voglio continuare a credere che gestire l’ Assistenza ai bisognosi non è come gestire, con tutto il rispetto, una fabbrica di scarpe o conchini di fiori. Occorre una sensibilità tutta particolare, fatta di contatti quotidiani, di ascolto e, ove possibile, di empatia, ma di tutto questo oggi, purtroppo, si fa’ davvero fatica a scorgere anche solo una traccia…”

Dott.F.Conforti

Comunicato stampa