Un giovane studente di teologia ci ha inviato il terzo dei  suoi articoli di carattere religioso che inseriamo nella nuova rubrica “Parlando di Religione” . Ringraziandolo della collaborazione con I LOVE PESCIA Vi invitiamo alla lettura di questo interessante articolo :

 

Eppure alla base c’ è una parola oggi dimenticata, osteggiata, quasi divenuta tabù: innocenza.

Quell’ innocenza che, appunto, solo i bambini possono gustare e trasmetterci pienamente e che è tremendamente invisa ai piani diabolici del grande corruttore. La pansessualizzazione di massa, isterica, malsana e ossessiva, che caratterizza i nostri tempi non può che indurci ad un serio ordine di riflessioni. Se fin dai suoi albori la propaganda omosessualista ha cercato di combattere il valore dell’ innocenza, inserendo più o meno subdolamente anche i bambini nella pansessualizzazione, oggi assistiamo alla maturazione dei primi frutti di tale campagna.

Gesù è stato chiaro: “È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli” (Lc 17,2)

La condanna è pesante, perché proporzionata all’ aberrante peccato.

Stiamo scrivendo tanto, in lungo e in largo, circa i temi del genderismo, degli uteri in affitto, della propaganda lgtb, del “dirittismo” ossessivo per tutti e di tutti – e grazie al cielo è così! – pertanto lo sguardo vogliamo in questo momenti focalizzarlo su loro, i bambini, i nostri figli, i nostri nipoti, i nostri cari, presente e futuro del mondo.

I bambini sono gli essere più indifesi, che sin dal loro concepimento richiedono attenzioni inaudite, cura, amore continuo, e sin dai primi istanti di vita suscitano in chiunque li osserva un sentimento di profonda commozione e tenerezza, mostrando quella genuina innocenza in ogni loro semplice e autentico fare. A molti sarà certamente capitato di fermarsi a guardare un bambino mentre gioca o scopre il mondo attorno a sé, sempre carico di energie, di voglia di scoprire, con il sorriso birbante ad ogni sguardo.

il punto focale, oggi più che mai, è verso chi è più piccolo di noi e non arriva, o ha da poco superato, il metro d’altezza, e al loro mondo perennemente e brutalmente sotto attacco. Dobbiamo farci custodi, protettore e paladini della difesa dei bambini, partendo dai nostri, uniti dal vincolo del sangue, per poi estenderci a tutti i bambini del globo, ed ogni forma di omertà e silenzio diventa complicità allo scempio, compiuto dalla società, e dalle società, di oggi che senza sosta violentano letteralmente la vita dei piccoli.

Gesù addirittura diceva che per entrare nel Regno dei Cieli bisogna farsi piccoli come bambini. E perciò ovvio che nei piani del maligno c’è la distruzione dell’ infanzia. Alle infauste, indigeribili leggi sul divorzio (oggi ancora più incentivato essendo divenuto “breve”) si è prontamente aggiunto l’olocausto abortista, responsabile di avere da un lato annientato le politiche demografiche di diversi Paesi e di avere dall’altro, più sottilmente, desacralizzato la vita umana, proprio nella sua più innocua e innocente espressione, quello che oggi viene freddamente chiamato ‘feto’ o, ancor peggio, ‘grumo di cellule’, ma che almeno per chi scrive è e resterà sempre un bambino ucciso dall’egoismo umano, una vita spezzata da un’alterazione preoccupante dei concetti di progresso, scelta e, soprattutto, libertà.

In Francia il governo si prodiga anima e corpo nel pubblicizzare l’aborto addirittura sfruttando un sito internet governativo. Nel nostro Belpaese le veglie di preghiera organizzate di fronte alle cliniche abortiste vengono assaltate dalle orde femministe. In Spagna il gruppo delle cosiddette “Femen” irrompe nel Parlamento al grido “l’aborto è sacro”. Perché l’aborto è divenuto, nel tempo, sacro per i dannati, un dogma, un comandamento, una legge giusta e imprescindibile per chi concorre alla dannazione degli uomini e delle società degli uomini. Purtroppo, però, come sempre avviene, il male non si placa, ma si organizza e diffonde come un contagio. Abbiamo parlato delle vittime per eccellenza, i bambini morti, ora dobbiamo parlare di quelli che sono vivi. Bambini che vivono in famiglie sempre più allargate, variegate e deformate al punto che non si possono neppure più definire tali, tant’é che cinicamente qualcuno vorrebbe sopprimere le parole a fondamento dell’idea stessa di famiglia, per non offendere nessuno e finendo, inevitabilmente, per insultare tutti.

Oggi questi deliri sono penetrati nel substrato della coscienza civile.

Alla disumana logica della biologia, quella per cui un padre ed una madre sono tali in quanto riproduttori, bisogna per forza rilanciare il significato di questi ruoli, che sono essenzialmente di custodia, educazione ed accompagnamento alla maturità. E i genitori, che non si possono e non si debbono numerare come bestie da soma, devono riscoprire, se vogliono ritrovare se stessi e salvarsi, la gioia di imparare dai loro figli valori perduti e combattuti dal nostro mondo.

Quanto all’identità, quella vera, non credo si possa continuare a ridurla su un piano sessuale. Se da un lato si esalta, in tempi di feroce globalizzazione, l’essere apolidi o cittadini del mondo, se ogni forma di identità che ha caratterizzato ciascun popolo dai primi vagiti dell’umanità ad oggi è messa all’indice e bollata come responsabile di ogni male e incomprensione, l’unica identità che oggi orgogliosamente si vuole rivendicare è proprio quella che non esiste: quella fondata sulla preferenza sessuale. Troppo spesso siamo incappati nell’errore di assorbire come un veleno letale il linguaggio mefitico di chi vuole annullare l’uomo, scendendo all’infimo livello di chi si caratterizza o definisce per l’orientamento sessuale.

Per questa ragione si cerca di pervertire l’infanzia, per eliminare quel solco fondato sull’innocenza che separa il nostro sguardo corrotto, adulto e depotenziato da quello dei bambini, carico d’innocenza e mistero.

Per questo motivo ci siamo ammalati di una paura vera, non quella inesistente dell’omofobia che tutto ripone nella legge dello Stato e nulla nell’animo umano. Siamo carichi di paura per la macina che ci siamo stretti attorno al collo e lo siamo ogni volta che guardiamo i nostri bambini, senza più avere il supporto necessario, che è quello spirituale, per comprenderli, custodirli e proteggerli dal nostro essere adulti e parte di questo mondo materiale.

 Mik ‘hael