Il Sig. Lorernzo Puccinelli Sannini, segretario dell’associazione Italia Domani, ci invia questo interessante articolo che volentieri pubblichiamo augurandovi una buona lettura :

 

Mentre oggi a Roma i capi di stato europei festeggiano i 60 anni della nascita dell’Europa Unita, un fantasma aleggia nel cielo della Capitale. E’ il fantasma del Trattato di Lisbona entrato in vigore in Europa dal 1° dicembre 2009.

Perché sembra appropriato definire questo trattato un fantasma? Perché tutti ne sono perfettamente a conoscenza, ma nessuno ne deve parlare. La ragione di questo silenzio è semplice: la politica vera, quella che decide i destini dei popoli, viene discussa in stanze segrete da personaggi senza nome che nessuno conosce e che nessuno ha votato e neanche si conoscono gli interessi che vengono tutelati, anche se non è difficile presumere che siano soprattutto quelli degli istituti bancari.

Nel 2001 a Laeken in Belgio i capi di stato dell’Unione decisero di formulare una vera e propria Costituzione Europea che legasse i vari stati dell’Unione, ma con i successivi referendum che si tennero in Francia ed in Olanda nel 2005 i cittadini respinsero tale testo perché poco attento alle esigenze sociali. Allora i 27 capi di governo europei stabilirono, nella riunione del 13 dicembre a Lisbona, di riproporlo con un altro nome, ma in modo che mantenesse la stessa finalità costituente e, nel contempo, risultasse incomprensibile ai non addetti ai lavori. Che quanto sopra corrisponda a realtà lo confessò apertamente Giscard d’Estaing che dichiarò testualmente alla stampa: “Il trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente , per evitare i referendum”.

Il Trattato di Lisbona ha reso in sostanza le leggi comunitarie preminenti rispetto a quelle delle singole nazioni, nella totale inconsapevolezza dell’opinione pubblica. Questo trattato ha tolto ai cittadini europei la propria sovranità in materie fondamentali come quella monetaria e legislativa, quella riguardante la salute e la difesa e via dicendo. Infatti se leggiamo la Dichiarazione n. 17 del medesimo apprendiamo che: “i trattati ed il diritto adottato dall’Unione sulla base dei trattati, prevalgono sul diritto degli Stati membri”.

Potremmo concludere che non ci sarebbe niente di male in questa preminenza, se le leggi emanate dal Parlamento Europeo garantissero a tutti il godimento dei diritti fondamentali, in primis quello del lavoro, della casa e della salute, leggi veramente giuste ed efficaci, una fiscalità equa e la difesa dei propri valori culturali. Purtroppo la realtà è assai diversa e sembra suggerire che l’Unione Europea di oggi, più che di una festa avrebbe bisogno di un profondo ripensamento. Troppi sono i segnali che vanno in questa direzione e che sono sotto gli occhi di tutti: la Brexit, il PVV di Wilders in Olanda che non ha vinto le elezioni ma è diventato il secondo partito olandese guadagnando 5 seggi, Alternative fur Deutschland che in Germania mira a raggiungere il 20% dei consensi e Marine Le Pen che andrà al ballottaggio per l’Eliseo. Senza poi dimenticarci di noi stessi che abbiamo mandato a quel paese un referendum costituzionale voluto da un governo illegittimo. Tutti segnali di stampo populista dicono i “benpensanti” con supremo disprezzo, evitando di porsi una semplice domanda: se la gente fosse ragionevolmente contenta, questo “populismo” esisterebbe lo stesso?

Ritornando al Trattato di Lisbona mi piace concludere con una riflessione, dalla quale ho tratto lo spunto per queste poche righe, inviata stamani ai soci del CESI di Roma dalla dott.ssa Marina Vuoli Buontempo: “Ma era proprio necessario agire nella nebbia di un testo incomprensibile? Non era più legittimo, democratico e fondato creare una vera coscienza europea per la costruzione di un’Europa moderna e pronta a cogliere le sfide della globalizzazione? Sorge spontaneo allora il dubbio che questa Europa non voglia rispondere ai suoi cittadini ma soltanto a popoli ridotti in schiavitù perché senza più identità”.

 

Lorenzo Puccinelli Sannini