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Sabato 12 gennaio alle ore 17.00 presso la Bottega d’Arte Salvadori, in Via Amendola, 85 a Pescia, si terrà  l’inaugurazione della mostra personale di Romano Rizzato

Il famoso maestro milanese presenterà le opere più recenti nell’ambito della sua personale ricerca sulla figurazione plastica. In allegato un testo del maestro che spiega in maniera esauriente perchè ha intrapreso questa strada pittorica parallela a quella dell’illustrazione che l’ha reso famoso in tutto il mondo.

 

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…Per come la vedo io l’opera pittorica può nascere dall’osservazione reinterpretata dall’artista di ciò che ci circonda oppure da un’osservazione interiore che con gli occhi dell’immaginazione coglie cosa accade dentro di noi. Il segno visibile è l’indicazione di qualcos’altro collegato ad un nesso che viene definito “figurazione plastica”. Essa è il mio modo per descrivere questa realtà ed è di questo che vorrei parlare ora.

 

La scelta della “figurazione plastica” è avvenuta come evoluzione spontanea dalla pittura realistica. Nella mia pitturo astratta il tema della “narratività” non è mai stato un elemento secondario. Per i più questo può sembrare un linguaggio enigmatico, quasi una verità di fede; ma è prossimo ad un’ideologia di una visione del mondo. Non è disapprovazione e nemmeno consenso. È l’ idea di una finalità che istruisce e crea, formando il proprio essere che agisce con metodo rigoroso, e può essere in contrasto con il discernimento del potere. La programmazione in questo senso precisa strutture e forme ed è attività estetica. La “figurazione plastica” è un modo classico di costruire un’opera pittorica con un metodo antico, da sempre usato nell’arte. E’ arte e tecnica di modellare figure geometricamente componibili, è l’elaborazione di un “paesaggio” di natura interiore che può rinviare ad altro ed è dotato di pertinenza poetica. Come già espresso in passato, la tensione etica è l’unico punto di partenza per l’opera d’arte. Essa fa riferimento principalmente alla propria capacità creativa, all’insieme dei princípi in cui si riconosce ed alla autonomia tra soggetto ed oggetto. L’oggetto estetico è contrassegnato dal tempo. Un complesso che nell’insieme è come se fosse composto da ‘fili” che similmente ad un ordito si intrecciano e divaricano in continuazione, verso innumerevoli prossimità di prospettiva; ogni volta che se ne sceglie una se ne eliminano altre. Tale atto sembrerebbe far rinunciare a diverse prospettive in tempi diversi che a loro volta producono ulteriori prospettive, dotati di direzioni che potrebbero produrre nuove prospettive… Io opto per l’approfondimento se vedo l’opportunità verso altri movimenti. In generale sono contrario alla pretesa di rappresentare con forme vistose e suggestive emozioni di vita interiore e personali. Il mio lavoro pittorico nasce nel momento in cui le emozioni perdono la loro valenza; si rarefanno e lasciano apparire il “paesaggio” dal requisito euclideo, in cui le forme prendono corpo ricreando un’armonia che si basa sul colore e sulla dinamiche della geometria di Euclide. Come visione del mondo penso ad una realtà dalla dimensione superiore del problema interpretativo. L’idea del futuro non è ancora storia né una ragione di operare nel presente. L’atto di vedere o di osservare non consiste nel cogliere delle differenti circostanze gli aspetti più vistosi, ma è un programma di originalità, di fare immagine dell’essenziale e non dell’aneddoto. L’atto di vedere pone la riflessione sul nostro esistere e sul nostro avere, dove primari sono i beni che non hanno consistenza materiale.

 

Comunicato stampa