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Presentato lo studio finanziato da Confindustria Toscana Nord su rischio idraulico e collasso arginale: dopo il Serchio, i casi Bisenzio e Agna

Lo studio, le sue motivazioni e la metodologia utilizzata
Finanziare una ricerca per fornire strumenti utili alla mitigazione del rischio idrogeologico da parte di istituzioni e imprese: è stata questa la scelta che Confindustria Toscana Nord ha compiuto per dare una risposta alla devastazione causata dalle alluvioni di due anni fa, esattamente in questi giorni. Il rischio idraulico è purtroppo fatto che troppo spesso si sta concretizzando nell’area in cui agisce Confindustria Toscana Nord, come mostra per esempio quanto accaduto solo pochi giorni fa nell’intera provincia di Pistoia, soprattutto nella montagna e in Valdinievole.
Affidato alla società Orisha dell’ingegner David Settesoldi e coordinato da Enio Paris, professore emerito di Idraulica dell’Università di Firenze e membro del Comitato tecnico-scientifico della Regione Toscana, lo “Studio per la valutazione del rischio idraulico da collasso arginale in alcune zone delle province di Lucca, Pistoia e Prato” è stato oggi illustrato in due distinti incontri a imprese e amministrazioni di Prato e Pistoia, rispettivamente per Bisenzio e Agna. A Lucca, con un focus sul Serchio nel tratto di Diecimo, lo studio fu anticipato nell’ambito di “Pianeta Terra Festival” lo scorso ottobre.
Ha aperto i lavori di entrambi gli incontri, nelle sedi pratese e pistoiese dell’associazione, la presidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli: “L’alluvione che aveva colpito i nostri territori due anni fa indusse la nostra associazione a rivolgere subito un appello all’unione e alla condivisione di ogni buona pratica che potesse lenire i danni; decidemmo poi di svolgere un ruolo attivo, finanziando la ricerca del professor Paris. Una ricerca, questa, orientata non tanto a cercare i punti di potenziale frattura quanto a individuare dove, verificandosi il collasso di un argine, questo fatto possa produrre i maggiori danni. Oggi diamo seguito al nostro impegno, mettendo a disposizione delle aziende, della politica, delle amministrazioni questo lavoro dall’importante fondamento scientifico. Confidiamo che se ne voglia tener conto e che se ne colgano le indicazioni, a iniziare da quelle linee guida dell’autorità di distretto Appennino settentrionale nel cui perimetro si dovranno collocare gli interventi descritti.”
Il primo aspetto messo in evidenza dallo studio è che l’intero sistema di rilevato arginale della Toscana si estende per duemila chilometri e risale a epoche diverse e successive: composizione del suolo e tecniche di costruzione usate sono quindi varie e non tutte indagabili con sondaggi e rilievi. Questa impossibilità di monitorare con piena efficacia i rilevati arginali, unita agli effetti del cambiamento climatico, fa sì che il sistema possa collassare ovunque e che con le conoscenze attuali l’evento non sia prevedibile con un sufficiente grado di certezza.
Anche in base a questa constatazione, l’indagine del professor Paris si è orientata verso l’individuazione dei punti dove un eventuale collasso arginale potrebbe produrre i maggiori danni; nelle presentazioni di oggi sono state illustrate le parti dello studio dedicate al fiume Bisenzio (fino alla confluenza del Fosso Reale) e all’intero corso dell’Agna.
All’incontro erano presenti con proprie relazioni anche Fabio Martelli, responsabile di settore del Genio Civile Valdarno Centrale, con i funzionari del medesimo ente Vieri Gonnelli (a Prato) e Andrea Salvadori (a Pistoia), e Paolo Masetti, presidente del Consorzio di Bonifica 3 – Medio Valdarno (competente per entrambi i fiumi), intervenuto in veste di presidente ANBI Toscana, l’organo che associa e rappresenta i Consorzi di Bonifica regionali, enti deputati alla difesa del suolo e della gestione delle risorse idriche.

Il Bisenzio
Il fiume Bisenzio scorre incassato nel fondovalle nel tratto a monte di Prato; i danni gravi che ci sono stati non sono attribuibili a rotture degli argini. Diverso invece il discorso a valle della città.
“Qui l’intensità abitativa e la densità degli insediamenti industriali è sostanzialmente equivalente fra le due sponde del fiume, anche se cambia tipologia via via che dall’area a sud della città di Prato (più intessuta di opifici industriali) il fiume scorre verso valle (dove sono maggiormente presenti anche le abitazioni) – afferma Enio Paris -. In sostanza tuttavia alcune criticità arginali rilevate sia nel fiume principale che nel reticolo secondario, la prossimità dell’area autostradale Firenze-Mare e di altre importanti infrastrutture viarie rendono complicato attuare gli interventi necessari, alcuni dei quali già in corso di realizzazione e progettazione. Ma solo una loro totale realizzazione metterà in sicurezza quella porzione del Bisenzio, le vite umane, le case e le aziende”.

L’Agna
Quanto al fiume Agna, lo studio ha individuato nella sinistra, quindi dal lato di Montemurlo, la parte esposta a maggior rischio, sia per la morfologia del territorio che per le caratteristiche di costruzione e per la vetustà degli argini esistenti. Tuttavia non si può ignorare che nel 2023 è stata la sponda destra, quella sul lato di Montale, a rompersi generando danni ingenti. “E’ positivo che esista già un progetto regionale di riprofilatura degli argini – aggiunge Enio Paris -. Ma bisogna anche essere consapevoli che l’operazione totale richiederà tempi lunghi, non meno di dieci anni, e fondi ad oggi non disponibili; in attesa che il progetto si compia nella sua interezza, lo studio indica misure provvisorie da assumere in caso di alluvione”.

Le misure consigliate alle imprese, a integrazione di quanto previsto nei piani di sicurezza aziendali
Lo studio indica ed elenca attività che dovranno connotare gli enti e le imprese durante lo svolgimento di interventi di emergenza o programmati, che vanno dall’attività di monitoraggio dell’area (controlli visivi, rilievi e ispezioni tese alla verifica della integrità strutturale e alla ricerca di tane e di eventuali danneggiamenti nel rilevato arginale), di manutenzione (rimozione di vegetazione infestante, o comunque capace di causare ostacoli e erosioni localizzate, il ripristino di parti danneggiate, il contrasto al degrado), fino a veri e propri interventi di autoprotezione, diversi a seconda del livello di pericolo occorso. Questo significa dotarsi di un sistema in grado di dare tempestivo allarme, dalla predisposizione e messa in sicurezza di impianti elettrici e a gas, alla protezione dei locali sensibili con paratie o sacchi di sabbia, sollevamento a livelli superiori di attrezzature e materiali suscettibili di danni, installazione di porte a tenuta stagna e finestre antiallagamento e di dispositivi di non ritorno sulle condutture di scarico, fino ad arrivare, nei casi più pericolosi, allo spegnimento di sistemi elettrici e a gas e alla messa in atto di piani di evacuazione contenuti nel piano di emergenza precedentemente redatto.

I commenti di Fabia Romagnoli e Giacomo Salvi
“Il quadro d’insieme che emerge è particolarmente complesso – commenta la presidente Romagnoli -. Parliamo di corsi d’acqua che sono potenziali portatori di nuovi eventi catastrofali. Nel caso dell’Agna, se dal lato di Montemurlo i danni potrebbero essere più estesi, dal lato di Montale, già duramente colpito dall’alluvione del 2023, c’è il rischio che la forza dell’acqua produca disastri di particolare intensità, tenuto conto anche della viabilità che costeggia l’argine destro. Una situazione quindi che è auspicabile venga tenuta in considerazione nella sua interezza, in vista della programmazione degli interventi. Analogo ragionamento vale anche per il Bisenzio, dove addirittura l’intero corso del fiume può considerarsi a rischio, a cominciare dalla vallata dove rilevati arginali non ci sono ma sappiamo bene quale disastro sia accaduto due anni fa. In pianura, ugualmente, la zona industriale di Campi Bisenzio è stata colpita dall’alluvione e merita la massima attenzione. Dal punto di vista di Confindustria Toscana Nord non rileva che ci si trovi in stato di emergenza o di ricostruzione, purché vi sia una figura commissariale in grado di agire con rapidità ed efficacia per mettere in sicurezza il territorio.”
E’ stato il consigliere delegato alle infrastrutture di Confindustria Toscana Nord, Giacomo Salvi, a chiudere le due sessioni di incontri. “Parlare di infrastrutture significa, prima ancora che darsene di nuove, mettere in sicurezza quelle che già abbiamo e con esse il territorio. Oggi crediamo di aver dimostrato che, pur lunga, una strada esiste e va percorsa con convinzione e tenacia”.

In allegato:
• Foto dell’incontro a Prato: inizio dei lavori con la presidente Fabia Romagnoli e il direttore Luca Rossi; un’immagine dell’incontro
• Foto dell’incontro a Pistoia: saluto della presidente Romagnoli all’inizio dei lavori; il delegato alle infrastrutture Giacomo Salvi e il professor Enio Paris


Ufficio stampa CTN
Maria Chiti, m.chiti@confindustriatoscananord.it
Saida Petrelli, s.petrelli@confindustriatoscananord.it

Comunicato stampa