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PROCESSO STORICO PESCIA 2019

Rievocazione caso dell’Anno Domini 1339

 

Oggetto: Pescia il 7 settembre 2019. Rievocazione processo storico 1339.

 

Nell’ambito della riscoperta e valorizzazione della storia sociale del territorio pesciatino, l’Associazione Amici di Pescia, presieduta dalla prof.ssa Carla Papini, ha organizzato la rievocazione storica di un processo penale relativo a fatti criminosi realmente accaduti a Pescia nel 1339.

L’evento culturale, patrocinato dal Comune di Pescia e realizzato grazie all’impegno dei gruppi storici I processati della Pro loco di Serravalle Pistoiese e dei Rioni di Pescia, avrà luogo sabato 7 settembre, a partire dalle ore 16.00, nella suggestiva Sala Consiliare del palazzo del Vicario di Pescia (sede del Comune) presso la quale, partendo da Piazza Mazzini, i figuranti in abiti medievali tradurranno in corteo gli arrestati accusati di tradimento.

Il caso trattato, curato dal Dott. Antonio Lo Conte degli Amici di Pescia, autore delle ricerche e del testo del processo che sarà rappresentato, attiene ad una congiura.

Siamo nella tarda primavera del 1339. Appena due mesi e mezzo prima, il 17 febbraio 1339 i rappresentanti della comunità pesciatina, su mandato assembleare, si erano recati a Firenze al cospetto dei Priori delle Arti, del Gonfaloniere di Giustizia e dei Dodici Buonomini, per sottomettere volontariamente il Comune e suo territorio alla Repubblica fiorentina governata dai Guelfi.

Sottomissione che, seguita da quella di Buggiano e Uzzano prima e da Vellano e Massa poi, aveva finalmente generato l’unificazione e trasformazione amministrativa dell’intera Valdinievole in Vicariato fiorentino.

Mutata così drasticamente la situazione politica a vantaggio del partito Guelfo, 47 famiglie Ghibelline di Pescia e 40 di Buggiano guidate da Bonagiunta di Bartolomeo Garzoni capo della storica e potente famiglia Ghibellina, abbandonarono tristemente le proprie case e si trasferirono in esilio volontario a Lucca, dove furono accolte con calore e rispetto. A tutti gli esuli fu inoltre concessa la cittadinanza per aver difeso l’onore e la dignità della parte Ghibellina.

Ciononostante, per nulla rassegnati all’esilio e animati dal proposito di riprendersi le loro case e il potere politico nei comuni di provenienza, tra la fine di aprile e maggio del 1339, questi indomiti fuoriusciti ghibellini, sempre capeggiati da Bonagiunta Garzoni, presero a tramare e congiurare per riconquistare Pescia utilizzando un infiltrato e confidando, di certo eccessivamente, sull’aiuto dei ghibellini rimasti nel Comune.

Il piano, probabilmente ideato in fretta e furia sull’onda del risentimento crescente, era oltremodo generico, lacunoso e di improbabile attuazione, specie in un microcosmo urbano e sociale come quello rappresentato da Pescia Medievale, dove tutti vedevano e sentivano tutto e tutti sapevano di tutti.

E difatti fu eseguito in modo talmente maldestro che finì come finì: un disastro.

In pratica l’idea era di praticare poco alla volta, a picconate, una o più brecce nel muro di una casa edificata a ridosso della cinta muraria di Pescia e di farvi passare nottetempo un buon numero di armati Ghibellini provenienti da Lucca. A quel punto, sfruttando l’effetto sorpresa amplificato dall’oscurità notturna, armi in mano gli incursori avrebbero sciamato urlanti come ossessi per le strade cittadine incitando i ghibellini pesciatini alla sollevazione generale per ribellarsi, combattere e scacciare gli odiati Guelfi fiorentini e mutare con la violenza il governo del Comune.

L’ infiltrato o meglio, l’“uomo talpa” inviato in missione a Pescia per praticare il buco nella casa e da lì nelle mura, probabilmente confidando su complici di partito pesciatini, era un forestiero e si chiamava Aldobrandino di Guido da Castiglione di Garfagnana (impersonato nella ricostruzione del processo da Simone Antonetti).

Il pesciatino, invece, il proprietario che avrebbe messo a disposizione la casa da “forare” al quale Aldobrandino avrebbe dovuto far capo, era il fervente ghibellino Jacopo di Nuccio da Pescia (impersonato da Marco Cesari).

Va da sé che l’arrivo a Pescia di Adobrandino, uno “straniero” Garfagnino, non era ovviamente passata inosservata, a nessuno. Non bastasse, costui, di indole ciarliera, non era stato per nulla cauto, né accorto nel parlare in giro, forse ritenendo erroneamente che tutti i pesciatini aspirassero alla cacciata dei fiorentini.

Comunque fossero andate le cose, la sua visibile presenza, le vanterie o alcune improvvide esternazioni cospiratorie avevano attirato presto l’attenzione e i sospetti di due ferventi Guelfi di Pescia, Ser Rosso di ser Lupicino (impersonato da Mauro Querci) e ser Ceo di ser Ghino degli Onesti (impersonato da Francesco Tamburini) i quali, fingendosi sostenitori ghibellini, non avevano faticato molto a far confidenzialmente ammettere all’Aldobrandino che la sua venuta a Pescia era dovuta all’incarico di “fare novità”, che tradotto significava “guai”.

Immediata la denuncia al primo podestà di nomina fiorentina della storia di Pescia, Berto di ser Stoldo Frescobaldi (impersonato da Antonio Lo Conte) il quale lo fece arrestare all’istante e interrogare, quasi certamente sotto tortura, facendogli confessare l‘intero piano della congiura.

Nulla si sa invece dell’altro arrestato, Jacopo di Nuccio.

Forse anch’egli reo confesso, forse “pentito”, chissà. Sappiamo solo che non era stato condannato, probabilmente per motivi di ordine e sicurezza pubblica.

Difatti, essendo egli di Pescia e data la delicatezza del momento politico, sussisteva sicuramente nella dirigenza fiorentina il timore che una sua eventuale pubblica esecuzione avrebbe potuto causare un’insurrezione o dei disordini fomentati dai ghibellini rimasti in città, reazione che Firenze intendeva evitare di innescare, almeno in questa primissima fase di acquisizione del nuovo territorio.

Su queste basi il processo storico oggetto di rievocazione presso il palazzo del Vicario nel corso del quale, in osservanza delle procedure del tempo, saranno ascoltati i testimoni (Elena Saielli per l’accusa e l’avvocatessa pistoiese Elena Baldi, nei panni di una fornaia per la difesa, aiutata nel suo ruolo da un’arcigna quanto protettiva “mamma” Marisa Gerini).

Le funzioni di notaio d’udienza saranno invece espletate dal sindaco di Pescia Oreste Giurlani.

Di notevole spessore professionale anche i legali che si daranno battaglia nel corso del dibattimento, impersonati dai noti avvocati pistoiesi Fausto Malucchi e Luca Negretti del foro di Pistoia.

Buon divertimento.

Dott. Antonio Lo Conte

Fonte : Amici di Pescia