Pubblichiamo il comunicato inviatoci dal dott. Luca Biscioni :

Il problema della chiusura dei piccoli ospedali italiani e del loro progressivo
accorpamento attorno a pochi poli ospedalieri regionali viene generalmente
affrontato sulla base di due criteri di riferimento:
- Il numero di posti letto, per cui si ritiene che sotto una certa soglia (120
posti letto secondo la legislazione nazionale) venga meno la capacità di
erogare in modo ottimale le risorse attribuite,
- la presunta maggiore efficienza dei grandi complessi ospedalieri, che
dovrebbe essere garantita da una riduzione dei costi complessivi.
Negli studi esistenti sul tema e nel dibattito corrente manca tuttavia una
visione globale del problema, che prenda in considerazione tutti gli impatti
economici e sociali legati ai processi di accorpamento in corso, impatti che
possono essere così sintetizzati:
Impatto economico diretto
- Perdita di posti di lavoro: alcune analisi di impatto realizzate
dall’Università dell’Oklaoma a seguito della chiusura di 37 piccoli
ospedali in California dimostrarono che in una comunità di circa 10.000
persone la chiusura dell’ospedale aveva comportato la perdita di 200
posti di lavoro diretti e 76 posti di lavoro nell’indotto1
.Poiché in Italia il personale degli ospedali viene in genere trasferito presso

altri centri, l’impatto occupazionale da considerare è ridotto, ma va
comunque considerato, a causa degli inevitabili processi di messa in
mobilità e prepensionamento. In molte piccole città, inoltre, l’ospedale è
una realtà economica importante e un motore dell’economia locale
(svolgendo un ruolo analogo a quello delle università).
Impatto economico indiretto
- Aumento dei costi legati alla mobilità e al trasporto, conseguente ai
maggiori spostamenti verso i centri più grandi e relativi costi ambientali
- Aumento dei costi legati allo spostamento verso la sanità privata, che
diventa per alcune fasce di popolazione un’alternativa più comoda e più
radicata a livello locale
- Aumento delle inefficienze: spesso i piccoli ospedali sono stati oggetto di
interventi anche recenti di potenziamento e ammodernamento (es. sale
operatorie) che hanno previsto anche l’acquisto di costosi macchinari,
per cui la loro chiusura si tramuta in costi rilevanti e sprechi di denaro
pubblico.
Impatti sociali
- Forti disagi per anziani e fasce deboli
- Perdita del senso di comunità
- Perdita di competenze a livello locale e di specializzazioni sanitarie su
filoni innovativi
Per quanto riguarda la presunta maggiore efficienza dei grandi centri
ospedalieri, occorre considerare i seguenti aspetti problematici:
- Aumento affollamento e tempi di attesa negli ospedali più grandi
(soprattutto per la chiusura dei pronti soccorso e delle pediatrie nei
piccoli centri)
- Aumento delle complessità organizzative e gestionali nonché dei costi
strutturali e di governo e delle funzioni di supporto (che spesso, nel
breve periodo, possono eccedere i risparmi ottenibili);Rischio di aumento delle infezioni ospedaliere dovute alla maggiore
concentrazione di pazienti.
Alla luce di questi dati, il timore è che la riconversione dei piccoli ospedali,
piuttosto che dettata dall’esigenza di modificare l’offerta e renderla più
appropriata ai bisogni del territorio, sia la conseguenza delle esigenze di
contenere la spesa sanitaria.
Spetterebbe allo Stato e alle Regioni garantire il rispetto dei principi di equità e
qualità delle cure definendo i livelli assistenziali da erogare in modo uniforme
tra i diversi presidi ospedalieri in relazione agli ambiti territoriali di riferimento.
Una volta definito il ruolo che un ospedale deve assumere nell’organizzazione
della rete regionale, la programmazione regionale dovrebbe assicurare le
risorse tecnologiche e professionali necessarie ad assolvere quelle determinate
funzioni. Il processo dovrebbe essere dunque opposto rispetto a quello spesso
seguito da alcune ASL: non sono le risorse che condizionano il destino di un
piccolo ospedale, ma le funzioni che devono determinare l’adeguatezza dellerisorse e competenze necessarie.

Vorrei che ognuno di voi facesse una riflessione su quanto appena esposto e lo rappirtasse alla realtà Pesciatina e della Valdinievole.
Nell’ ottica di future scelte politico amministrative dopo oltre 3 anni di costante impegno di minoranza a capo del Centro Destra sono a vostra disposizione per continuare a confromtarci su tutte le problematiche del nostro territorio .
Pescia 20.10.2017
Luca Biscioni Cittadino di Pescia e capo gruppo consiliare uscente di Forza Italia
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